venerdì 8 maggio 2009

Zenzera, l’ex Bezzera la Capra che fa le capriole e c’ha le lunghe belle gambe come le capriate.

È bianca e simpatica, giocherellona come tutte le capre. Mangia e mangia continuamente come tutti gli erbivori, in più lei ha 3 o 4 stomaci da riempire, non si sa mai, si può incorrere in un lungo periodo di carestia. E mangia tutte le foglie amare, amarissime che le danno una forza e una energia tremenda. Lei deve salire. Non è mica un cane bene educato! Te sei seduto al tavolo con gli amici, un fiasco di vino e dei bicchieri, oppure la teiera e le tazze da thè, o da caffè, e lei con un salto ti salta sul tavolo. Come salta è tutto da vedere. Forse salta di fronte, invece a Shiraz, o Sciraz, in Persia meridionale dell’Iran, una capra selvatica del Sig. Shahbazi o Sciahbazi, uno dei capi della tribù transumante Qashqa'i, quando s’allungava mettendo le zampe anteriori sul muro, diventava più alta di un uomo maturo, e quella lì non saltava di fronte, si metteva al lato del muro e faceva un salto a 4 piedi pari. Saliva insomma con tutte e quattro le zampe insieme, e di fianco. Bellissima è dire poco.

Torniamo alla signorina Zenzera, signorina perché non si è ancora sposata, e su questo ritorniamo tra poco, dunque torniamo a quando, contro le raccomandazioni tassative della padrona, signora Marta, io le ho dato uno zigulì. Lei lo prese un po’ titubante, lo fece girare un attimo in bocca spostandolo di qua e di là, se lo gustò con tutte le ghiandole della lingua e quando ebbe registrato il buon sapore gradevole agrodolce, cominciò a masticarlo e inghiottirlo, e per la prima volta alzò gli occhi e mi guardò negli occhi. Aveva capito che l’amo. Intuito il messaggio, lontani dagli occhi della Signora Marta, le detti questa volta due zigulì insieme. Era tutto un biascicare e leccare come se le dispiacesse mandarli giù tutto insieme, e mi guardò ancora negli occhi.
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La Signora Marta l’aveva comprata al mercato degli animali di Certaldo, da dove parlava un certo Bocaccio, che strano cognome fosse questo non si è mai saputo! Come chiamare uno Occhiaccio perché ti guarda male e storto, o Signor Orecchiaccio, Nasaccio… Già, allora Masaccio in realtà si chiamava Nasaccio? Oppure Vasari in Nazari, come Amedeo Nazzari, un po’ raddoppiato. Insomma comprò Zenzera apparentemente perché era destinata a diventare zuppa e lesso, insieme agli odori, le patate e un po’ di peperoncino, a diventare arte culinaria. La salvò perché la Signora è vegetariana da quando si era recata in India, dove ci sono gli indiani dell’India non gli indiani d’America. La salvò e le diede nuova vita. Chissà se Zenzera l'ha capito. Ma la Signora lo fece volentieri, un po’ anche per se stessa e mai potrebbe ricattarla dicendo: “se non fosse per me, tu adesso non eri nemmeno cacca né concime”. Fiore? Erba? Arbolè? Ossigeno, energia? Tutto quanto, ma insieme a tutti gli altri!
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Già, a pensare che noi una volta eravamo elio e idrogeno e poi siamo diventati homo sapiens, anche una capra, per inverso, come canone inverso, potrebbe diventare, se lo desidera, energia diffusa e sonora, perché l’energia ha un suono, una vibrazione che può riscaldare, come i cellulari.
Mi sono di nuovo perso, ma volevo dire una cosa strana che fanno tutte le capre, dicono che spesso e volentieri i maschi, quando fanno la pipì, la leccano e piegano il labbro superiore, come la Sorella Superiore, girano il capo ai 4 venti e la annusano e la analizzano. Perché non si sa. Per essere sinceri, io non lo so. Ognuno può dire la sua. Diverse persone dicono che i maschi assaggiano il piscio delle femmine per decidere se sposarle o meno. Zenzera, che vive da sola e non ha maschio che l’aiuti ad analizzare la pipì, lo fa da sola e non aspetta nessuno. Se e quando i pretendenti volessero sapere se lei è consenziente o no, le analisi sono già pronte.

Giacchè stiamo parlando del matrimonio della signorina Zenzera, vi dico che la Signora protettrice ha pensato di darla in sposa ai daini, che se la spassano liberamente nei dintorni. Ogni sera all’imbrunire senti le loro voci e la mattina vedi le orme. Passato il tempo della vendemmia, si lascia libera Zenzera, tanto non va lontano, così di sera conoscerà il marito. Il figlio nascerà ibrido, come quando le maiale si sposano con i cinghiali, e speriamo che il padre non litighi con Zenzera dicendo “questo è mio figlio e lo voglio educare come voglio io!” Poco machi sono i maschi delle capre, cioè, i capri. Tutti all’Isola di Capri, dicono che è bellissima. Carinissima, ma carissima.
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Poi che ci è rimasto da raccontare di Zenzera? Aveva un fratello bianco e nero, ma lui ora non c’è più. Quando rimane sola lei canta, ma non sempre in do maggiore. Quando è triste canta come una bambina in do minore. E poi fa le capriole, mette giù la testa e fa una capriola. Io le prendevo le noci, ma lei non mi dava il tempo. Facevo in fretta ad aprirle, mentre lei mi dava capate alle mani, le spaccavo e le facevo mangiare il dentro morbido, che ha un nome proprio. Tante ne mangiava, ma questo dopo che aveva mangiato qualche mela. Insomma Zenzera è ghiotta. Ma mastica bene, le macina, destra sinistra, sinistra destra macina e poi rimugina. E badate che lei e le capre non hanno i denti superiori. Cosa stranissima per noi, ma loro di sopra anno il callo duro, che ne so il perché.
Si potrebbe aggiungere che gli animali come Zenzera, che rimuginano, hanno le zampe biunghie. Gli zoccoli biunghie sono di una materia bella e strana che non scivola sulle rocce stondate e bagnate. Altro che gli scarponi di marca Dekatlon!. Quelli o sono troppo duri e scivolano, oppure sono morbidi e non scivolano, ma si consumano, come le gomme Micheline. Allora le capre devono fare la propria vita saltando sulle rocce e non sui tavoli, per divertirsi, per guardare dall’alto in basso e per grattarsi le zampe e le biunghie, altrimenti, come gli zoccoli di Zenzera, le unghie si allungano a dismisura e la padrona le deve ogni tanto tagliare con non so che cosa. Forse ho già raccontato tutto.
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Rimane solo il bacio di conoscenza di Zenzera e Iuka. Iuka è il cane femmina di Natalia e ha 3 anni. Era andata in campagna per far conoscenza con la Zenzera, che era dentro la sua casa dietro la rete, ma la rete non gli ha impedito di annusarsi e attaccarsi le punte dei nasi-musi a lungo, di piacersi e di fare amicizia. Né la Iuka è un cane pastore, né nessuno le ha mai chiesto di badare a qualcuno tanto meno a Zenzera, né Zenzera ha bisogno di una badante. Abbiamo inventato l’amicizia tra cane capra. Canapra, Canapra, Capra. Mah, il cane si è sciolto dentro la capra. Ed è la fine in 2 pagine, 9 paragrafi che si possono aumentare, 85 righe, 1152 parole soppesate e sgocciolate in 5301 caratteri se fossero tutti attaccati. Ma non lo sono.
p.s. Ah, dimenticavo di dire che siccome Zenzera è tutta bianca, lo sono anche le ciglia e m’è venuta voglia di truccarle con il cajal, con la matita nera e sarebbe diventata bella davvero, ma lei non era d’accordo, a priori, un pregiudizio innato, e me l’ha mangiata. Per piacere bisogna piacersi, ma lei che ne sa se si piace e se piace?

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